Misþyrming – “Söngvar Elds Og Óreiðu” (2015)

Artist: Misþyrming
Title: Söngvar Elds Og Óreiðu
Label: Terratur Possessions
Year: 2015
Genre: Black Metal
Country: Islanda

Tracklist:
1. “Söngur Heiftar”
2. “…Af Þjáningu Og Þrá”
3. “Endalokasálmar”
4. “Frostauðn”
5. “Er Haustið Ber Að Garði”
6. “Friðþæging Blýþungra Hjartna”
7. “Söngur Uppljómunar”
8. “Ég Byggði Dyr Í Eyðimörkinni”
9. “Stjörnuþoka”

Dalla spesso troppo osannata terra dei ghiacci provengono i giovanissimi Misþyrming i quali, nonostante la tutt’altro che nutrita discografia, si stagliano con fierezza e nell’indifferenza generale come una delle proposte migliori e più interessanti provenienti dal loro stesso paese, tra la mediocrità passata per oro colato e formazioni al contrario scandalosamente snobbate perché non recanti rune o aegishjalmur nella loro iconografia.

Il logo della band
Il logo della band

Ma andiamo per ordine.
Nel 2013, nell’omertà più totale e senza dare informazioni sul loro conto, a Reykjavík, nascono i Nostri come duo (formazione che rimarrà invariata fino al debutto di cui ci accingiamo a parlare) formato da Dagur e Helgi, rispettivamente come tuttofare il primo e batterista il secondo.
Il 2015 è l’anno in cui il duo prende vita invece discograficamente parlando, grazie al debutto “Söngvar Elds Og Óreiðu” uscito a metà febbraio per la norvegese ed ottima Terratur Possessions (Sinmara e One Tail, One Head, tra gli altri ed in passato Urfaust, Vemod ed Archgoat tra i più celebri).
Il 2015 vede inoltre l’inizio dell’attività live per i Misþyrming e, conseguentemente, l’ingresso in formazione -in pianta stabile- di G. e Tómas Ísdal (entrambi compagni di Dagur nei Naðra).

La band

“Söngvar Elds Og Óreiðu”, la prima fatica del nostro (ai giorni attuali) quartetto proveniente dalla capitale Reykjavík, -ripeto- non preceduto da alcuna altra release e quindi totale sorpresa per il sottoscritto come per chiunque altro non facente parte degli addetti ai lavori, si presenta confezionato alla perfezione non solo per quanto riguarda l’aspetto grafico (chiaramente cosa affatto indispensabile quando si parla di musica e arte in generale, tuttavia come si suol dire “anche l’occhio vuole la sua parte”) ma soprattutto sotto l’aspetto musicale e concettuale.
Il primo fattore di cui ci si rende conto all’ascolto del disco è che i giovani islandesi sanno esattamente dove andare a parare e hanno le idee (incredibilmente) chiare: Black Metal non esente da richiami stilistici provenienti dal passato, senza troppi orpelli, ma con una spiccata personalità ed invero passaggi sul serio di classe.
Il platter si compone di nove brani con, ad onor del vero, due passaggi che strizzano fortemente l’occhiolino al Dark-Ambient. Sette canzoni vere e proprie, di medio minutaggio, per un totale di circa tre quarti d’ora di musica intensissima ma -in primis- schiacciante ed opprimente nel suo flavour assolutamente oscuro.
Il secondo fattore dal quale ci si ritrova letteralmente investiti all’ascolto del disco -fin da subito- è proprio il senso di pesantezza, malignità e malessere, che rende più che giustizia al colore dal quale il genere della fiamma (in principio norvegese) prende il nome.
L’inizio dell’opener “Söngur Heiftar” vi serva come esempio di ciò che è appena stato proferito: quasi cinque minuti di velocità e cambi di tempo al limite del caotico (ma che caotici o incoerenti non lo sono mai per davvero) che portano alla mente in alcune occasioni fortemente i primi Darkthrone, grazie alle brevi partiture dal sapore quasi Black ‘N’ Roll, alternate a quelle in cui la furia è totale ed annichilente o l’amarezza in musica lascia lo spazio a rallentamenti più armonici e penetranti (che puzzano quasi di Celtic Frost in molti casi).
L’esempio più emblematico di ciò è senz’altro “Endalokasálmar”, con il suo inizio ed incedere alternato ad accelerazioni da capogiro, dove la puzza di zolfo ed oscurità opprimente mischiati ad un pizzico di esoterismo la fanno da padroni, che rappresenta probabilmente al meglio il lavoro finale dei Misþyrming.
I due esempi di intermezzo e outro totalmente affidati al Dark-Ambient sono “Frostauðn” e “Stjörnuþoka” dove, soprattutto nella prima, i nostri si destreggiano tra rumori e melodie fortemente sinistre -in linea con la componente Black Metal presente in tutti i pezzi- perfettamente piazzati all’interno della track-list.
Tutto questo non deve però dare l’idea di una band priva di buoni spunti melodici o che faccia della violenza fine a sé stessa il suo (inutile) vessillo: al contrario, i Nostri hanno uno spiccato gusto melodico che si lascia assaporare e rende i pezzi interessanti dal primo all’ultimo secondo, donando talvolta epicità ed altre profonda malinconia, espressi più prettamente in pezzi come la breve “Er Haustið Ber Að Garði” (vero e proprio preludio della più lunga “Friðþæging Blýþungra Hjartna” a seguire) o “Söngur Uppljómunar”, che non fanno altro che donare alla band una personalità ancora più marcata ed -al disco- una freschezza considerevole visto e considerato che si sta parlando di un debutto assoluto in studio.

La produzione sporca e tagliente, a tratti piacevolmente sbilanciata ma sempre ben definita nei suoi particolari, un comparto vocale d’eccezione e la varietà e squisitezza delle idee nel glaciale riffing, fanno in definitiva la differenza in un lavoro che nessun amante del Metal estremo che si definisca tale dovrebbe perdersi.
Come detto in apertura, i Nostri con un solo disco si sono con maturità imposti fortemente nel mercato musicale e, viste le premesse, c’è da scommettere che sapranno regalare ancora non poche gioie (se così le si vuole definire) in futuro.
Claustrofobici, neri e letali. Guai ad ignorarli.

Matteo “Theo” Damiani

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